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Gli accessori in pelliccia negli anni 60

Posted by violeta 13/04/2017 0 Comment(s) Accessori pelliccia per matrimoni,Stole in vera pelliccia per matrimoni,Coprispalle in pelliccia per sposa e matrimonio,Accessori vera pelliccia bianca per sposa,

La pelliccia degli anni sessanta si distingue da quella del decennio precedente perché è più ironica, giovanile e vivace, anche se vanta gli illustri progenitori degli anni cinquanta.
In questo periodo bisogna tener conto che cresce il benessere; sono gli anni della minigonna, dei capelli lunghi al maschile, le donne hanno voglia di lavorare e la moda (ma forse è meglio parlare di mode) diventa più trasgressiva.


Anche la pellicceria, come tutta la moda, cambierà, anche se prima che cambi del tutto, si manterrà su alcune costanti del decennio precedente.
Fino la metà del sessanta i macchiati restano alla moda, interpretando i nuovi mantellini che sono presentati dai pellicciai dell’epoca; basta pensare che Valentino nel 1964, presenta un giacchino corto, a chimono, su un abito lungo; inoltre  i Leopardi e gli ocelot vengono sposati con i gilet.
Comunque timidamente  si comincia a smitizzare la pellicceria, o meglio, ci si rivolge ai reversibili: giacche o mantelle in visone nero o bianco; trionfano i capi corti, come il bolero da sera, che fra l’altro comincia ad essere accessibile a più donne rispetto gli anni cinquanta.    


Molti boleri vengono suggeriti in breitswantz, oltre agli innumerevoli in visone, hanno il collo a cratere e oscillano dallo sportivo all’elegante, comunque innumerevoli fra boleri e giacchine in visone sfiorano appena il punto vita. Ci sono anche corti innovativi, esempio Jole Veneziani  propose boleri in zebra, con le frange; mentre Naldoni, suggerisce boleri in volpe color verde mela.
Nel sessanta si moltiplicano i cosiddetti cappotti da mattina, ossia gli impermeabili in pelliccia contraddistinti dalla cintura, di solito presentati in castoro o lontra. La pelliccia spicca anche in certe tappe della vita  delle ragazze di buona famiglia, ovvero per i diciott’anni era solito per il papà regalare il castoro e per il matrimonio la giacca o il cappotto di visone; comunque anche il persiano è adoperato da grandi pellicciai e volto a conquistare anche il mondo delle giovani.
In questi anni nasce l’estro Fendi, infatti nel 1966, in una stagione di romanticismo, di ritorno alla femminilità, sfilano le Fendi e per la pellicceria non sarà avvenimento da poco conto.


La pelliccia Fendi sembra ringiovanire, anche perché il corto e il sottile in questi anni sono parole d’ordine nel mondo della pellicceria.
Altre aziende moda propongono, al massimo dello sportivo, la giacca di castorino come la Max Reby; la Revillon propone per le ragazzine giacche in doppiopetto di lapin bianco con collo e polsi rosso lacca, e per le signore un breitschawantz color rosa; Sauzaie diverte con un mantello di lontra cosparso di ciuffi di scimmia; tutto ciò sinonimo di anni stravaganti e trasgressivi.
Ritornando alle sorelle Fendi, dal loro debutto in alta moda del 1966, sembrano illuminare le pedane dell’epoca con le pellicce tinte di albicocca o giallo limone; inoltre sul finire degli anni sessanta Fendi realizzò incredibili stampe che tutti scambiarono per intarsi.
 Addirittura comparvero in questi anni, ancora nel repertorio di casa Fendi, costumi da bagno di foca, accappatoi in castorino, le pellicce geometriche, mantelle di scimmia e trapuntine di cavallino stampato e  pellicce da sposa, sia in visone bianco che persiano chiaro.
La grande svolta e stravaganza, si ha dalla metà degli anni sessanta: si moltiplicano i tailleur e gli abiti a giacca in pelliccia, una forma assolutamente in voga in questi anni.

Pikenz li presenta in breitschwantz con collo in visone; Rossini e Porro in persiano e Pellegrini sempre in persiano ma bordato in due colori in contrasto, beige e marrone; inoltre in questi anni ha inizio il boom dei capi in marmotta.
A tutta questa pellicceria più pratica e sportiva fa eco la maestosità di certi capi  assolutamente lussuosi, come: mantelli di chinchillà, zebra, visone lavorato orizzontalmente.


Nel processo di smitizzazione della pelliccia è quasi naturale guardare allo sport. Addirittura Saint Laurent presenta un pullover in leopardo; Gunther Jaeckel un completo da tennis con gonnellina, in visone candido.
Revillon una polo in visone con collo di lana; inoltre altre aziende moda presentano una casacca in persiano nero con bordi di maglia bianca; volpi bianche e nere con il colbacco. A Parigi, si suggeriscono giacche, stivali, colbacchi in guanaco.


In questi anni quindi è diffusa la moda della pelliccia a maglia, che già illustrava progenitori nel cinquanta.
Ricordiamo Revillon, che propose una giacca in marmotta rasata con  polsi lavorati a mano, e breitschwantz bordati in maglia. Tale binomio maglia-pelliccia convivrà nella moda per almeno una ventina d’anni. Inoltre come con la maglia, la pelliccia si legò bene anche alla pelle.
La pelliccia della seconda metà degli anni sessanta cambia volto, avendo molte influenze “afro”; basta pensare al poncho di scimmia ed i pantaloni in visone su cui la scimmia forma le frange; di gran moda anche il persiano intarsiato di zebra e i pantaloni in leopardo. Si moltiplicano le gonne lunghe in visone spinato; le giacche di tigre; i pantaloni di lupo; gli stivaloni di tigre. Anche i sarti non sono da meno, basta pensare che proponevano il corpetto e il casco in persiano e alcuni l’abito di zebra con un grande velo bianco; in America nacque addirittura la moda di farsi regalare l’accappatoio in visone, moda che morì poi subito; tutto ciò a conferma degli singolari e bizzarri anni sessanta.    


Gli anni sessanta insomma si contraddistinguono per l’uso della pelliccia in modo ampio:    nel 1966, cé chi pavimenta il bagno con agnello indiano; chi esegue mobili foderati in pelliccia; in pratica si propongono pellicce divertenti, si passa dall’abbigliamento all’arte con estrema disinvoltura.
Anche le guarnizioni in pelliccia sono un’ aspetto della moda anni sessanta, costituiti da colli, polsi, cappelli, bordi e orli, come sottolineatura sui raffinati e lussuosi capi confezionati in atelier in questi anni.


 “Anni sessanta, anni di follie”! Questi sono gli anni del bikini e del copri costume in leopardo e zebra, assai meno castigati rispetti a quelli del decennio precedente. Il primo bikini in pelliccia porta la firma di Sergio Soldano, giovane pellicciaio genovese, i suoi capi non conoscono mezze misure, solo spettacolari e colori scoppiettanti; le sue pellicce si faranno conoscere anche attraverso le pellicole cinematografiche. Fra le sue proposte l’insieme pantalone e giacca in visone SAGA extra dark con intarsi in strisce bianche, e un abito da sera, sempre in visone SAGA.


    


La pelliccia di fine anni sessanta è una pelliccia giovane, ironica e briosa, si tenta di conquistare il gusto delle signore e delle ragazze sotto il profilo moda, tramite capi meno preziosi e più spigliati. Non è facile in pelliccia stare al passo col mondo dei giovani che cambia, ma tale discorso vale sia per gli anni sessanta che per gli anni duemila.
Sul finire degli anni sessanta si avvertono vistosi cambiamenti, per esempio, piace la pelliccia plissettata, piace il visone applicato al lungo gilet con cintura di pelle, cosi come  incantano tailleur e pantalone in visone a intarsi, attrae il breitschwantz ricamato, che riporta alla mente quei capi unici di primi novecento, ma proposto nel sessanta soprattutto per casacche, boleri o tailleur da sera.


Cominciano a moltiplicarsi gli intarsi e la pelliccia fa il verso alle drapperie tradizionali e alle disegnature tipiche della maglieria, come scozzesi, rombi, spinati. Il look in pratica in questi anni sessanta cambia del tutto: gli orli delle pellicce costituiscono un problema  poiché si passa dalla mini alla maxi.
Non muta in questi anni invece l’amore per il visone, che è sogno principe dell’abbigliamento in pelliccia e tale resterà fino ai giorni nostri. Il visone sovrano è incontrastabile anche se adattato a questi provocatori anni sessanta; basta pensare ai mantelli in visone corti, alle rigature bianche e nere, ai tailleur pantalone sempre in visone bianco.

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